sabato 20 novembre 2010

Meglio Ordinario che Precario




Lettera aperta del Coordinamento Precari Ricerca Catania ai docenti dell’Ateneo di Catania

Gentili professori emeriti, ordinari, associati,
Gentili ricercatori,
già firmatari della petizione “Per una nuova e condivisa riforma dell’università”,

con vivo stupore apprendiamo che tra le firme a sostegno della petizione “Per una nuova e condivisa riforma dell’università”, promossa dal Coordinamento Unico d’Ateneo a partire dal 26 Ottobre 2010 e ieri presentata alla stampa, quelle degli studenti e dei ricercatori precari dell’ateneo sono state accantonate e non compaiono tra le sottoscrizioni, gerarchicamente strutturate, in calce al testo già diffuso.

Non senza sorpresa, noi ricercatori precari del Coordinamento Unico d’Ateneo già firmatari della stessa petizione, abbiamo seguito sulla mailing list l’appassionato avvicendarsi dei messaggi di correzione, modifica, integrazione, richiesta di chiarimenti su nomi, cognomi, afferenze e ruoli vittime di refusi o imprecisioni: quanto scientifico rigore e stringente metodologia applicati alla difesa dell’Università, quanta meticolosità nel distinguere tra i firmatari emeriti e quelli ordinari, tra gli ordinari semplici e i presidi ordinari, tra gli ordinari docenti e gli associati anch’essi docenti, tra i professori associati e i ricercatori professori mancati, tra i ricercatori e quell’unico solitario “personale Ata” che ha firmato, a titolo anche’esso personale s’intende. Quanto accademico zelo nello scartare uno dopo l’altro - o “epurare” come qualche docente del Coordinamento Unico d’Ateneo ha avuto l’arguzia e la grazia di sottolineare – quegli stessi dottorandi, assegnisti, docenti a contratto prescelti, invece, per sostenere la didattica e la ricerca ogni giorno, tutti i giorni, in tutte le facoltà ed in tutti i dipartimenti. Che nobile fatica differenziare quanti oggi vedono sparire le già ridotte opportunità di lavoro dentro l’Università da quanti, invece, un posto di lavoro a tempo indeterminato già ce l’hanno – i ricercatori e i docenti - e non lo rischiano, neanche per merito del Ministro Gelmini. Effettivamente la differenza c’è.

Davanti alle firme “inutili” di studenti e precari, disorientati accogliamo il successo delle oltre 500 (su i circa 1600 tra docenti e ricercatori dell’ateneo) adesioni “accademicamente corrette” di quanti non hanno esitato a condividere, e sottoscrivere, un’idea di Università intesa, come recita il testo in forma di lettera aperta al Ministro dell’Università, quale «organizzazione che esalti quel dibattito di idee che è la ragione stessa della vita universitaria». Un’idea che – ne siamo certi, noi precari - appartiene ai ricercatori e docenti diversamente strutturati quanto a quelli abitualmente accomodati al vertice della piramide accademica. Un’idea che ci rende pari nelle responsabilità che ci siamo dati collettivamente di fronte allo scempio dei provvedimenti del Governo ma, alla luce dei fatti, non nelle opportunità di esercitare altrettanto collettivamente il dissenso. Neanche quello.

Oggi, all’indomani della cancellazione degli studenti e dei precari universitari anche dalle petizioni contro il DdL “Gelmini”, oltre che dall’agenda politica di Ministro, Rettori, Presidi e quanti hanno responsabilità di governo negli atenei, non possiamo non interrogarci sul significato delle parole e sul valore dei fatti, gentili colleghi.
Se anche nella mobilitazione ampia e condivisa di tutte le componenti universitarie in difesa dell’Università pubblica, laica e pluralista – secondo l’idea di Università che parrebbe trapelare dalle comunicazioni intercorse - un professore ordinario pesa più di un precario e l’ordine delle gerarchie prevale sulle priorità dei contenuti, allora urge riconoscere che la questione del precariato universitario è una questione di conflitto tra “categorie” prima che tra “generazioni”, che l’autoaffermazione del proprio ruolo di potere (soprattutto se piccolo) per gli accademici è prioritaria rispetto al riconoscimento dello stesso da parte degli altri, che la “maniera accademica” di deformare i rapporti gerarchici in senso paternalistico all’interno dell’Università è talmente strutturale e pervasiva da essere tragicomicamente travasata pure sul fronte della protesta contro il DdL sulla riforma universitaria.

Se anche al riparo dei proclami di democrazia e partecipazione ci sono docenti e ricercatori che non sembrano saper resistere alla tentazione di “passare per primi”, gentili colleghi e cari maestri, allora forse il Coordinamento Unico d’Ateneo ha fallito nel suo obbiettivo primario: costruire quella consapevolezza comune dentro l’ateneo di Catania attraverso cui mettere in luce la realtà: questo Governo disprezza l’Università pubblica tutta, travolgendo i diritti degli studenti, dei ricercatori – strutturati e non - e dei professori in un sol colpo.

Di fronte all’emergenza dell’università pubblica demolita e della scuola pubblica abbattuta, noi ricercatori precari dell’Università di Catania sentiamo sempre più forte la necessità di rilanciare un cambio di rotta decisivo e siamo ancora capaci di immaginare un’Università in cui la “qualità” non debba fare il paio per forza con la “competizione”, con la cancellazione delle opportunità e dei diritti dei più fragili; guardiamo ad un’Università in cui la solidarietà tra tutte le componenti del mondo universitario sia la principale, e naturale, garanzia per la tutela degli interessi collettivi e non, viceversa, il canale per amplificare le già insopportabili disparità.

Noi ricercatori precari restiamo coerenti rispetto all’idea di un’altra Università possibile che ci ha spinto già due anni fa - molto prima di ricercatori indisponibili, associati preoccupati e ordinari sensibili – a prendere una posizione decisa al fianco dei docenti della scuola e degli studenti per un’Università e una Scuola migliori di quelle attuali e diverse da quelle deformate dalle politiche dissennate di chi ha l’ambizione di governarle senza un progetto di sviluppo, come se fossero un condominio.

Noi ricercatori precari sappiamo già che è meglio essere Ordinario che Precario, ma “non siamo disponibili” a tollerare che sia la cifra della protesta dell’Università di Catania.

Per questo chiediamo che vengano immediatamente reintegrate le firme degli studenti e dei ricercatori precari in calce alla petizione a testimonianza di quella comunanza di obbiettivi, prospettive e pratiche che ci siamo dati, in modo unico, come Coordinamento Unico dell’Ateneo di Catania.

Catania, 20 Novembre 2010

Coordinamento Precari della Ricerca Catania


Allegato: petizione con le firme diffusa ieri

venerdì 29 ottobre 2010

Napoli 30 Ottobre 2010 - Anche i ricercatori con i Precari della Scuola



Il Coordinamento Precari della Ricerca di Catania aderisce alla manifestazione indetta dal coordinamento Precari Scuola Napoli per il 30 Ottobre 2010 a Napoli e sostiene, in continuità con il percorso fino ad oggi condiviso con i colleghi del Comitato Precari Scuola Catania, le battaglie in difesa della scuola e dell'università pubblica, laica e pluralista.
Il coordinamento Precari della Ricerca di Catania parteciperà alla manifestazione al fianco dei colleghi precari della scuola a testimonianza di quell'unità di obiettivi e pratiche che, da due anni a questa parte, costituisce il patrimonio più prezioso di tutti gli studenti, docenti, ricercatori e lavoratori della scuola e dell'università di Catania che hanno scelto un futuro diverso dall'abbandono dell'istituzione pubblica e un presente distante dall'acquiescenza rispetto ai provvedimenti del Governo.

Catania, 26 Ottobre 2010
Coordinamento Precari della Ricerca Catania
ricercatoriprecari@gmail.com

martedì 26 ottobre 2010

Anche i giuristi bollano la "riforma" Gelmini


cari tutti,

ci sono tante novità perchè in tanti continuiamo ad impegnarci su vari fronti.
In ordine sparso, ma dotato di intenzionalità, vi segnaliamo:

1) Anche i giuristi bollano la "riforma". La facoltà di Giurisprudenza ha elaborato, su proposta di un gruppo di docenti e ricercatori precari e strutturati, una mozione di "ferma disapprovazione" del testo della riforma universitaria in discussione alla Camera. La mozione campeggia sulla home page di Facoltà e il dibattito sul forum degli studenti è nuovamente vivo. Vi invitamo a diffondere questo testo, sottoscritto tra gli altri da preside, vicepreside e direttore del Seminario Giuridico, come ulteriore e autorevole testimonanza di un'opposizione sempre più ampia e articolata su posizioni consapevoli e ragionamenti condivisi tra tutte le componenti del corpo accademico.
E' un'ottima notizia per tutti noi, non solo perchè hanno contribuito alla stesura del testo alcuni colleghi di questo coordinamento ma anche, e soprattutto, perchè da oggi è un pò più difficile sostenere che la riforma proposta dal Ministro Gelmini abbia comunque dei punti di indubbio merito e introduca delle innovazioni significative nella direzione della qualità dell'offerta formativa e dell'efficienza del sistema universitario nazionale.
http://www.lex.unict.it/comunicazioni/101001_mozione.pdf
http://www.step1.it/tribu_di_zammu.php?sez=post&id=36263

2) Questa sera, martedi 26 Ottobre ore 20, all'auditorium dei Benedettini il coordinamento in difesa della scuola pubblica, il coordinamento unico d'ateneo e il comitato precari scuola hanno organizzato Scuola, Università e Ricerca per una notte, un dibattito – "Talk show" su Scuola, Università e Ricerca pubbliche al quale parteciperanno i lavoratori, i docenti e gli studenti delle Scuola, dell’Università e degli Enti di ricerca, genitori e artisti.
La serata sarà trasmessa in diretta, a partire dalle 20:30, da Radio Zammù (101 FM) e dalla TV web Ustation (www.ustation.it).

3) News dal CPU - coordinamento nazionale dei precari universitari. Il CPU ha compiuto un passo decisivo sul piano della comunicazione diffondendo su scala nazionale 3 comunicati che affrontano 3 nodi cruciali, 3 scivolosi misunderstanding sui quali media e Governo si inseguono da settimane:

- I 9.000 posti non sono, nelle intenzioni del Ministro, destinati all’assunzione di precari
http://coordinamentoprecariuniversita.wordpress.com/2010/10/21/comunicato-sulla-stabilizzazione-delle-9-000-posizioni-universitarie-prevista-dal-decreto-gelmini/

- Contro la prassi, sempre più diffusa di affidare incarichi di docenza a titolo gratuito, profondamente lesiva della dignità dei lavoratori e della stessa immagine dell’istituzione universitaria, è’ ora di squarciare il velo: l’università italiana si regge sull’utilizzo di lavoro gratuito o sottopagato.
http://coordinamentoprecariuniversita.wordpress.com/2010/10/22/comunicato-contro-le-docenze-gratuite/

- Nonostante le due ministre Gelmini e Meloni abbiano in più occasioni sbandierato in giro la cifra di 4000 ricercatori assunti grazie all’opera del loro Governo, il reclutamento ristagna in tutte le università italiane e i pochi posti banditi sono frutto di uno stanziamento vecchio ormai di 4 anni (ex Ministro Mussi), utilizzato con il contagocce e addirittura da alcuni atenei incamerato ed utilizzato per altre e non ben chiare finalità. Il tutto mentre i pochi concorsi che ancora si svolgono procedono secondo prassi deplorevoli: candidati convocati alla stessa ora in sedi distanti centinaia di chilometri, bandi a pagamento che prevedono l’ingiustificato moltiplicarsi dei costi per i candidati.
http://coordinamentoprecariuniversita.wordpress.com/2010/10/22/comunicato-sui-4000-posti-da-ricercatore-con-stanziamento-mussi/

4) Il coordinamento unico d'ateneo allunga il passo e lancia un appello a tutti i docenti, ricercatori e studenti per una nuova e condivisa riforma dell'Università. "L'obiettivo è quello di raccogliere alcune centinaia di firme tra docenti e ricercatori dell'Ateneo perché questo sarebbe un risultato importante, capace di dare maggiore agibilità politica alla protesta a Catania, ma forse non solo. Non possiamo riuscire ad allargare la protesta attraverso pronunziamenti del Senato Accademico e delle Facoltà. Proviamo a farlo con una firma individuale, chiesta facoltà per facoltà, dipartimento per dipartimento, ai nostri colleghi. Partiamo dalle firme dei docenti perché crediamo che sia lì che occorra innanzitutto sfondare; ma la petizione ovviamente ha bisogno dell'appoggio di tutti e crediamo che debba essere estesa ai colleghi non incardinati, agli studenti, al personale T.A"
Leggete il testo della petizione in forma di lettera aperta al Ministro Gelmini
http://unictno1905.wordpress.com/2010/10/26/lettera-aperta-al-ministro-gelmini/
Diffondete e raccogliete le firme tra tutti i colleghi, in ogni dipartimento.


Grazie,
ricercatoriprecari@gmail.com

lunedì 25 ottobre 2010

CPU: Docenze gratuite: una cattiva abitudine dell’università italiana

Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) condanniamo fermamente la decisione della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari di bandire contratti di insegnamento con il compenso di 1 euro.

Consideriamo la pratica di affidare a personale non strutturato corsi a titolo gratuito o con compenso inadeguato, diffusa da anni nell'università italiana, profondamente lesiva della dignità dei lavoratori e della stessa immagine dell’istituzione universitaria. E’ ora di squarciare il velo su una verità finora pudicamente nascosta o affidata a qualche servizio scandalistico, sporadico e privo di effetto, di quotidiani bisognosi di riempire qualche buco nelle pagine interne: l’università italiana si regge sull’utilizzo di lavoro gratuito o sottopagato, come autorevolmente affermato dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati nel definire “privo di copertura economica” l’emendamento che cancella le docenze gratuite e semigratuite fatto inserire dall’opposizione nel DdL Gelmini.

Contro questa realtà indegna, invitiamo tutti i precari della ricerca e della docenza delle università italiane ad astenersi da qualsiasi attività di didattica e ricerca svolta a titolo gratuito e al di fuori di un chiaro inquadramento contrattuale.

Chiediamo ai Ricercatori, Professori e Presidi che si sono mobilitati nel firmare documenti di denuncia del DdL Gelmini e che ogni giorno osservano la grave situazione nella quale si trova il sistema universitario nazionale, di sostenere questa posizione opponendo un netto rifiuto alla prassi del lavoro gratuito nelle università pubbliche statali e astenendosi dal partecipare a decisioni di governo e gestione (bandi per affidamento d’incarichi didattici a titolo gratuito o simbolico) che ne legittimino e amplifichino la diffusione.

https://docs.google.com/document/edit?id=1T1iwM6jCmOCrxx_6zU4ImGSxXjLQ72CFIxFo8gEPOHo&hl=en#


ricercatoriprecari-dibattito@googlegroups.com

venerdì 22 ottobre 2010

CPU: I 9000 posti della Gelmini NON sono vere assunzioni

I 9000 posti della Gelmini NON sono vere assunzioni

Da giorni i lavoratori precari della ricerca e della docenza delle università italiane sono costretti a leggere sui giornali, o ad ascoltare negli spazi informativi televisivi, mistificanti resoconti e commenti sulla vicenda delle 9.000 posizioni universitarie promesse dal Ministro Gelmini per agevolare l’approvazione della cosiddetta “riforma universitaria” e per le quali mancherebbero i fondi. Questa prassi inaccettabile è stata fatta propria anche da diversi esponenti politici, da ultimo il leader dell'Italia dei Valori, Antonio di Pietro, nella puntata di “Ballarò” del 19 ottobre 2010.

Vogliamo sottolineare come questi 9.000 posti non sono, nelle intenzioni del Ministro, destinati all’assunzione di precari, ma a concorsi per posizioni di professore associato riservati, de jure o de facto, ad avanzamenti di carriera di ricercatori universitari già stabilmente assunti a tempo indeterminato che, dunque, in nessun modo rischiano di perdere il proprio posto di lavoro.

La promessa di questi 9.000 posti altro non è che un modo per comprare il consenso di una parte minoritaria dei ricercatori a tempo indeterminato e non avrebbe alcun effetto sulla situazione di oltre 60.000 precari della ricerca e della docenza che sono essenziali all'attività quotidiana che si svolge in tutte le università italiane, spesso subendo il ricatto di Consigli di Facoltà pronti a barattare false opportunità per il futuro con prestazioni di lavoro gratuite o sottopagate. Casomai, anzi, la scelta di dirottare risorse esclusivamente sulle promozioni di chi già occupa posizioni stabili avrebbe l’effetto di cancellare ogni possibilità di accesso per i lavoratori precari.

Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) invitiamo pertanto la stampa e tutti i leader politici ad astenersi dal rappresentare in modo caricaturale la protesta nelle università e a raccogliere tutte le dovute informazioni prima di rilasciare dichiarazioni.

https://docs.google.com/document/edit?id=1QlAw3zSV8TkflDHTpS6TdCbgnq8ocQao3piPqDWP53o&hl=en#

ricercatoriprecari-dibattito@googlegroups.com

giovedì 21 ottobre 2010

CPU: Dove sono finiti i SOLDI del reclutamento straordinario?

Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) leggiamo con sdegno il resoconto della risposta del sottosegretario Guido Viceconte all’interrogazione parlamentare sull’utilizzo dei fondi stanziati dal precedente Governo nell’ormai lontano 2006 per l’assunzione di nuovi ricercatori nelle università. A precisa domanda (fornire dati certi sugli stanziamenti delle quote Mussi non ancora utilizzate e fissare un termine per l'utilizzo delle quote che alcuni atenei non stanno utilizzando, in vista di una possibile redistribuzione ad altre università) il sottosegretario ha risposto semplicemente con il nulla.

La verità è che, nonostante le due ministre Gelmini e Meloni abbiano in più occasioni sbandierato in giro la cifra di 4000 ricercatori assunti grazie all’opera del loro Governo, il reclutamento ristagna in tutte le università italiane e i pochi posti banditi sono frutto di uno stanziamento vecchio ormai di 4 anni, utilizzato con il contagocce e addirittura da alcuni atenei incamerato ed utilizzato per altre e non ben chiare finalità. Il tutto mentre i pochi concorsi che ancora si svolgono procedono secondo prassi deplorevoli: candidati convocati alla stessa ora in sedi distanti centinaia di chilometri, bandi a pagamento che prevedono l’ingiustificato moltiplicarsi dei costi per i candidati. Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) chiediamo al Ministero di intervenire in modo chiaro per garantire a tutti la partecipazione ai concorsi pubblici.

L’Italia occupa il terzultimo posto nella classifica OCSE sugli addetti alla ricerca rispetto al totale della popolazione attiva, precedendo solo il Messico e la Turchia. Anziché dedicarsi alla devastazione definitiva dell’università italiana attraverso il taglio del già scarso investimento in università e ricerca ed il proposito di affidare il controllo totale degli atenei agli stessi rettori responsabili delle fallimentari amministrazioni degli ultimi anni, il Governo dovrebbe preoccuparsi di allineare il numero di docenti e ricercatori delle università italiane agli standard europei, sostenendo e rifinanziando il reclutamento straordinario avviato nel lontano 2006.

https://docs.google.com/document/edit?id=1Q8jGPFrhCT6cWb4xL9KgFH0vNXdEcBpqRW9NnbVmq1I&hl=en#

Roma, 21 Ottobre 2010

CPU - Coordinamento nazionale Precari Università

http://coordinamentoprecariuniversita.wordpress.com
ricercatoriprecari-dibattito@googlegroups.com

giovedì 14 ottobre 2010

STOP AL DDL ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Catania/Roma, 14 Ottobre 2010, nel giorno della discussione della Riforma Universitaria alla Camera dei Deputati

Erigono un muro e lo chiamano Merito

Blocco del turn-over, tagli drastici (il 20%) al fondo ordinario degli Atenei ed un DdL in dirittura d’arrivo che modifica la governance delle università in senso antidemocratico, che alimenta il precariato futuro trasformando i ricercatori in figure precarie - a tempo determinato, che non da risposte sul precariato attuale, che rafforza i poteri dei docenti ordinari e dei rettori e che ignora la domanda di qualità dell’offerta didattica e di servizi per gli studenti.

Questa l’università del domani, quella che questo Governo ha immaginato per noi e che ora si accinge a costruire. Un’università con pochi ricercatori e pochi docenti, che costerà poco allo Stato ma tanto alle famiglie, che sbarrerà l’accesso a un numero sempre maggiore di studenti, distinguendoli per censo – in barba all’art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” – ma che aprirà i consigli di amministrazione a fantomatici super-manager “esterni” perseverando in quel processo di inefficiente “aziendalizzazione” del servizio pubblico che già tanti danni ha arrecato.

E i precari? Verranno semplicemente spazzati fuori, perdendo persino la possibilità di mantenere le attuali, pessime, condizioni lavorative. Se, poi, verrà approvato un emendamento presentato dal PDL che limita agli under 35 l’accesso ai futuri concorsi a ricercatore a Tempo Determinato, il disegno di espulsione di una massa di giovani ricercatori sarà concluso.
Hanno eretto un muro e hanno chiuso ogni spiraglio. Per noi non ci saranno altre opportunità, verremo “ricollocati” fuori dall’università. Una generazione di giovani ricercatori, che ha contribuito col proprio impegno al funzionamento dell’università italiana, vedrà andare in fumo anni di ricerca e di lavoro.

Saremo una generazione in dismissione rapida.

Non possiamo esitare. Mobilitiamoci contro questo DDL, mobilitiamoci per difendere la nostra dignità di lavoratori della conoscenza, mobilitiamoci per ricevere quelle opportunità finora negate. Mobilitiamoci per una vera riforma dell’università. Chiediamo:

1) il ritiro del DdL di Riforma dell’Università (ex DdL 1905, noto come “Riforma Gelmini”);
2) la difesa e il rilancio della democrazia nella governance degli atenei attraverso l’allargamento della rappresentanza equilibrata di tutte le componenti del corpo accademico;
3) la definizione di un unico ruolo per la docenza universitaria articolato in vari livelli;
4) la rimozione del blocco del turn-over e una programmazione rigorosa del nuovo reclutamento che valorizzi le risorse intellettuali già disponibili e garantisca reali opportunità di accesso ai ruoli a Tempo Indeterminato ai ricercatori precari;
5) l’introduzione di un unico contratto pre-ruolo che garantisca i diritti, la giusta retribuzione e la rappresentanza negli organi di governo, ai lavoratori precari della ricerca;
6) la difesa e l’ampliamento del sistema nazionale di tutela del diritto allo studio per garantire pari opportunità a tutti gli studenti in tutti gli atenei.

SIT-IN in Rettorato, Piazza Università dalle ore 10
Coordinamento Precari della Ricerca Catania
Coordinamento precari università FLC-CGIL

martedì 12 ottobre 2010

35 anni possono bastare?

cari tutti,

come sapete il 14 ottobre il DDL Gelmini verrà discusso alla Camera e probabilmente approvato in poche ore. Esiste anche la possibilità di uno slittamento al periodo successivo alla discussione del Bilancio, che ha priorità su qualunque altro disegno di legge. Ma è una possibilità.

Nel frattempo le iniziative di dissenso e le proteste non si sono fermate, anzi si moltiplicano.
http://www.repubblica.it/scuola/2010/10/11/news/protesta_ingegneria-7953914/?ref=HREC1-12
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/09/ora-onda-schiera-anche-genitori.html

Anche l'assemblea nazionale dei ricercatori precari riunitisi a Bologna l'8 Ottobre 2010, mentre in 300.000 gli studenti medi ed universitari protestavano contro la contro-riforma della scuola e dell'università pubblica in tutte le città, ha deciso che il primo passo è verso il Parlamento.
http://frondaprecaria.wordpress.com/2010/10/11/ricercatori-precari-pronti-ad-assediare-il-parlamento/
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/10/08/news/ricercatori_precari_in_lotta_manifesteremo_con_i_metalmeccanici-7868507/
http://precariinvisibili.blogspot.com/2010/10/report-assemblea-nazionale-precari.html


Giovedì 14 Ottobre studenti, docenti e ricercatori precari e strutturati si sono dati appuntamento sotto Montecitorio e, simultaneamente, sotto i Rettorati di tutti gli atenei.
A Catania il coordinamento unico d'ateneo organizza un sit-in alle ore 10.00 in piazza Università.
http://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=121060731285421&id=1036240506&ref=notif&notif_t=like#!/event.php?eid=153174081386300

Una delegazione di studenti, docenti e ricercatori è in partenza per Roma. La flc-cgil Sicilia finanzia una trasferta in bus.
Appuntamento ore 23.30 del 13 ottobre alle partenze dei traghetti Caronte, per informazioni potete chiamare direttamente Graziamaria Pistorino, Segretaria flc-cgil Messina, al 334 6564732.

Perchè dovreste? Perchè siamo già ben oltre il limite della decenza.
Riceviamo da un collega e inoltriamo:

"Sarò breve: uno degli emendamenti che il PDL presenterà in aula consisterà nella previsione di un limite di 35 anni per l'ammissione ai futuri contratti di Ricercatore a Tempo Determinato. Vi è il rischio concreto che l'emendamento venga approvato, con effetti spaventosi su un'intera generazione di ricercatori, che finirebbe tagliata fuori e costretta a competere con i Ricercatori a TI per i concorsi ad associato che il governo intende mettere sul piatto nei prossimi anni. Non facciamo allarmismi e speriamo che questo emendamento rimanga lettera morta. Già blocco del turn over e riduzione delle risorse rappresentano una morsa intollerabile per noi, un limite anagrafico simile metterebbe fuori gioco migliaia di colleghi da un giorno all'altro.
Manifestare dissenso è più necessario che mai."
Per saperne di più
http://ricercatoriprecari.blogspot.com/2010/10/mario-pepe-e-la-macelleria.html

Questo pomeriggio alle 16.30 il Coordinamento unico d'ateneo si riunisce presso l'Edif. 2 della Cittadella Universitaria (Facoltà di Farmacia) aula B. Tutte le componenti del mondo dell'Università (studenti, precari, ricercatori, professori) sono invitate a partecipare.

Grazie,
ricercatoriprecari@gmail.com

lunedì 4 ottobre 2010

Riunione di coordinamento alle ore 19.00 a Giurisprudenza

cari tutti,

le news incalzano e facciamo fatica, da una settimana a l'altra, a stare dietro a tutto.
Ma siamo caparbi e per domani è convocata una riunione di coordinamento alle ore 19.00 a Giurisprudenza (appuntamento nell'atrio) per discutere delle ultime notizie e organizzarci per le prossime settimane.
E allora IN SINTESI (arrivate fino in fondo sono solo 4 punti):

1) Assemblea nazionale dei precari dell'università a Bologna venerdi 8 Ottobre 2010.
http://frondaprecaria.wordpress.com/2010/09/29/bologna-calling/
http://www.facebook.com/event.php?eid=131094866939817&ref=ts
Il coordinamento dei precari della ricerca di Catania è tra i firmatari dell'appello e alcuni di noi parteciperanno. Chi volesse unirsi può mettersi in contatto via email oppure domani direttamente alla riunione.

2) Il Ddl sulla riforma universitaria "entra" alla Camera il 14 ottobre. Oggi si chiude la presentazione degli emendamenti.
Lo slittamento - dal 4 al 14 - ha suscitato molteplici reazioni. La CRUI non ha esitato a "stracciarsi le vesti" per la "rottamazione" della riforma del secolo....
Noi nel nostro piccolo, quotidiano precario, pensiamo che se i parlamentari discuteranno e voteranno il DdL a partire dal 14 - e cioè a discussione sul Bilancio già conclusa (n.d.r) - forse tale confronto beneficierà di un quadro economico concreto e sarà affrancato dagli ignobili ricatti di chi sostiene "prima approvate la riforma, poi vi do i soldi".

A seguire la replica dei ricercatori precari sulla ML della rete nazionale dei ricercatori precari:

Da: ricercatoriprecari dibattito
Date: 04 ottobre 2010 18:14
Oggetto: [dibattito] Comunicato su slittamento DDL e reazione della CRUI
A: ricercatoriprecari-dibattito@googlegroups.com

Come precari della ricerca e della didattica dell'Università italiana condanniamo con forza la presa di posizione della CRUI sul rinvio della discussione del DDL Gelmini alla camera.

Secondo Decleva la mancata approvazione del DDL metterebbe a rischio "le procedure sul reclutamento che interessano tanti giovani studiosi meritevoli". La realtà, come sanno bene tutti i precari universitari, è opposta: proprio il DDL cancella, per decine di migliaia di studiosi meritevoli, giovani e meno giovani, la prospettiva di ottenere un lavoro a condizioni dignitose, dopo anni di precariato selvaggio. Le parole di Decleva rappresentano un'offesa enorme alla verità, ma questo non ci sorprende. Conosciamo fin troppo bene quali siano le attenzioni che i rettori della CRUI sanno rivolgere alle nuove generazioni. Non dimentichiamo infatti che negli ultimi decenni le università da loro governate hanno costruito le proprie fortune sulla pelle di un'intera generazione di studiosi, ai quali viene negata quotidianamente la dignità di lavoratori. Né ci stupisce che si comportino da padroni dell'università pubblica, minacciando, ricattando e complottando, perché questo è il modo irrimediabilmente distorto che hanno di intendere il proprio ruolo.

La CRUI, club privato di Università, è in palese conflitto di interesse, perché i rettori sarebbero i maggiori beneficiari del DDL, diventando veri e propri plenipotenziari delle nuove università
disegnate dalla Ministra. Condizionati dai propri appetiti, i rettori della CRUI non possono certo rappresentare gli interessi dell'Università pubblica. Riconosciamo invece come suoi sinceri
rappresentanti i numerosi senati accademici, consigli di facoltà e dipartimenti che, sconfessando la CRUI, si sono pronunciati a favore della protesta, contro questo DDL, e per il finanziamento adeguato dell'università pubblica. Siamo solidali con i colleghi ricercatori indisponibili e con gli studenti che si oppongono a questa riforma distruttiva. Ci appelliamo a queste componenti sane dell'università perché confermino e anzi rafforzino le proteste in atto contro un DDL dannoso, inemendabile e irrecuperabile in tutte le sue parti.

Lo slittamento della discussione alla camera è la prova che la mobilitazione paga, che cancellare questo obbrobrio legislativo prima che sia approvato è possibile. Non possiamo e non dobbiamo mollare proprio adesso. Per questo offriamo a tutti i soggetti che si oppongono al DDL Gelmini la nostra assemblea nazionale, che si terrà a Bologna il prossimo 8 ottobre, come appuntamento, aperto al contributo di tutti, per rilanciare ulteriormente la mobilitazione.

FIRMATO: Precari universitari della ricerca e della didattica – verso l'assemblea dell' 8 ottobre


Altri commenti:

http://www.rete29aprile.it/comunicati-stampa/il-ddl-sull-universita-la-fretta-delle-toghe-rettorali-gli-appetiti-della-confindustria.html
http://www.flcgil.it/notizie/comunicati_stampa/2010/ottobre/il_ddl_gelmini_non_e_una_riforma_si_tranquillizzino_rettori_e_confindustria

3) Il coordinamento unico d'ateneo - studenti, docenti, precari - ha elaborato una lettera aperta ai deputati siciliani e coinvolto nella sottoscrizione anche i coordinamenti di Messina e Palermo.
La lettera è stata inviata alla stampa. Il testo è in allegato.

4) Movimento Studentesco Catania e i coordinamenti degli studenti medi hanno organizzato per venerdì 8 Ottobre 2010 - giornata nazionale delle mobilitaizoni studenteche - un corteo "in difesa dell'istruzione pubblica". Partenza ore 9.00 Piazza Roma. In allegato il manifesto. Diffondete.
Per la stessa giornata FLC-CGIL ha indetto un'ora di sciopero (8.00-9.00) per tutti i comparti della conoscenza - scuola, università, enti di ricerca, formazione professionale. In allegato il manifesto.
Tutti i ricercatori precari che non possono scioperare possono, però, essere presenti a questo primo corteo. Domani alla riunione decideremo come partecipare. Non mancate.


...e 5) sorpresa....NEWS DA HARVARD:

http://www.repubblica.it/scienze/2010/10/04/news/ignobel_premiazione-7700776/?ref=HREC2-1
>>
Il prestigioso IgNobel per il Management è stato infatti assegnato a un team di ricercatori dell'Università di Catania ....

Grazie.
A domani,

ricercatoriprecari@gmail.com

lunedì 20 settembre 2010

22 settembre 2010 assemblea sindacale su precariato e sue ricadute

Cari tutti,

Mercoledi 22 settembre, ore 11.30, rettorato, tutte le organizzazioni sindacali hanno convocato un'assemblea unitaria con un solo putno all'ODG: situazione del precariato e sue ricadute.
In allegato la convocazione.
Questa assemblea, con il suo ODG secco ed inclusivo, è l'esito della pressione che il coordinamento dei precari della ricerca ha fatto sulla FLC-CGIL di catania ottenendo che dentro la normale dinamica delle relazioni e trattative sindacali venisse inclusa la questione del precariato della didattica e della ricerca al pari di quello degli amministrativi.
L'occasione è unica: mentre si pone il problema delle stabilizzazioni di una parte dei lavoratori precari dell'ateneo, dobbiamo mettere sul tavolo una volta per tutte le difficoltà, le incertezze e i disagi che sopportiamo per lavorare dentro questo ateneo.
Per organizzare al meglio il contributo dei ricercatori precari a questa assemblea e stilare insieme una serie di richieste e proposte da avanzare ai rappresentanti sindacali di tutte le sigle
il coordinamento dei precari della ricerca di catania si riunisce lunedi 20 settembre alle ore 19.00 presso la facoltà di Giurisprudenza, aula da definirsi in loco/appuntamento all'ingresso, con il seguente odg:

1) proposte per assemblea sindacale
2) situazione mobilitazione di ateneo

a mercoledì,
grazie
ricercatoriprecari@gmail.com

sabato 18 settembre 2010

mercoledì 1 settembre 2010

STOP GELMINI - presidio ai test d'ingresso - Le Ciminiere ore 10




cari tutti,

domani 1 settembre 2010 gli studenti, i precari, i ricercatori e i docenti che hanno a cuore l'università pubblica incontrano le famiglie e le matricole all'apertura della tornata dei test d'ingresso per i corsi di laurea (tutti) a numero chiuso dell'università di Catania.
Non un altro anno accademico può iniziare sotto la scure del Governo e la miope prospettiva del Ministro dell'Istruzione: denunciamo lo smantellamento dell'università pubblica, i tagli all'università e alla ricerca, il licenziamento dei ricercatori precari, il blocco del turn-over e l'attacco frontale al diritto allo studio.
Il futuro dell'università pubblica non è un problema di studenti, ricercatori e docenti, ma appartiene a tutte le famiglie.
Non c'è qualità senza opportunità: l'equazione "eccelenza" delle sedi universitarie = riduzione del numero di studenti ammessi è solamente indegna.

Appuntamento alle ore 10 a Le Ciminere, viale Africa, per diffondere la Lettera Aperta del Coordinamento Unico d'Ateneo e manifestare in difesa dell'università pubblica, laica e pluralista in cui ci piace lavorare.

A domani,
ricercatoriprecari@gmail.com



LETTERA APERTA AGLI STUDENTI E ALLE LORO FAMIGLIE


Cara studentessa/caro studente,
Gentile genitore,

come probabilmente sapete l’Università italiana vive una fase di tremenda crisi.
Il governo, con le ultime leggi finanziarie, ha ridotto del 20% i finanziamenti all’Università.
Del 20% !!! C’è da chiedersi: quale altra parte del sistema statale – Trasporti, Sanità, Giustizia – potrebbe reggere un taglio di questo tipo? Basta pensare che la scuola italiana è in una crisi estrema con dei tagli del 10% circa.
Questa scelta avrà delle conseguenze di cui tutti voi dovete essere coscienti.

La prima conseguenza è quella di un aumento costante e progressivo delle tasse universitarie; le tasse aumenteranno già dal prossimo anno di circa il 20%. A tale aumento ne seguiranno altri negli anni successivi, di entità eguale e forse maggiore. Tra tre-cinque anni le tasse universitarie di uno studente proveniente da una famiglia di reddito medio saranno aumentate del 100%.
Che senso ha aumentare le tasse universitarie, già da quest’anno, con le famiglie in crisi e la sofferenza economica in atto? È questa la soluzione alla crisi del nostro paese? Perché gli altri paesi avanzati (USA, Germania, Francia) stanno invece aumentando o mantenendo invariate le risorse per l’istruzione, l’Università e la ricerca? Con questi tagli l’Italia è il paese europeo che investe di meno nella ricerca e nell’Università: solo lo 0,8% del Prodotto Interno Lordo, cioè della ricchezza del paese. La media europea è l’1,4%.

La seconda conseguenza è quella della riduzione dei servizi agli studenti. Diminuiranno le borse di studio, le mense, le case dello studente, verranno tagliati molti corsi di laurea, ed è già stato istituito il numero chiuso in tutti i corsi di studio. Perché il governo afferma che vuole tutelare il diritto allo studio quando in 60 anni di vita repubblicana non è mai stata fatta una seria politica in tal senso? Non si vergogna? Senza queste forme di assistenza, infatti, solo le famiglie ricche e non troppo numerose potranno affrontare la scelta di una formazione universitaria di qualità dei figli. Questo non è giusto, non è civile, non è dignitoso.

La terza conseguenza è il licenziamento di migliaia di persone che lavorano nell’Università e la riduzione della qualità dell’offerta didattica
Troppo spesso la televisione e i giornali danno un’immagine distorta dell’Università. L’Università dei “baroni”, l’Università del nepotismo, l’Università dei figli dei figli, degli amici degli amici. Nell’Università esistono certo dei casi di gestione poco trasparente, come in altre parti del nostro sistema statale. Ma nell’Università lavorano, con sacrificio e con retribuzioni penose, migliaia e migliaia di giovani. Forse voi studenti non sapete che il 40% circa di quelli che giustamente chiamate “professori” sono precari, “contrattisti”, che verranno fortemente penalizzati dai tagli ai finanziamenti dell’Università pubblica previsti dal governo già a partire da quest’anno. E forse voi genitori ignorate che senza quel 40 % l’offerta didattica rischierebbe, a fronte di un aumento delle tasse, di essere affidata a soggetti estranei all’Università e assolutamente non qualificati che certamente non potrebbero garantire quell’alto livello di formazione che oggi più che mai il mercato del lavoro richiede.

L’Università attende una riforma; una riforma che punisca i baroni, i privilegi, le cricche. Lo scorso luglio il Senato della Repubblica ha approvato il DDL 1905 (la cosiddetta “Riforma Gelmini”). Una legge dannosa e inutile che consegna le Università nelle mani di manager di nomina politica, riduce la democrazia negli atenei (dando tutto in mano a pochi baroni), relega i giovani studiosi in un limbo di 11-13 anni di precariato (cosa impensabile in qualsiasi altro paese europeo) prima dell’assunzione come docenti, dipendente comunque dalle risorse finanziarie. In realtà la riforma del ministro Gelmini punirà sopratutto i deboli, quelli che non sono tutelati, facendo pagare il conto solo alla nuova generazione, costituita dagli studenti e dai giovani precari in attesa di assunzione.



Per tutte queste ragioni il mondo dell’Università ha deciso di protestare.
Hanno deciso di protestare, rinunciando agli insegnamenti, i ricercatori, assunti e valutati solo per fare ricerca, con la possibilità di svolgere attività didattica integrativa di supporto ai professori associati ed ordinari, ma che in realtà coprono (volontariamente e gratuitamente) circa il 35% degli insegnamenti dell’Università italiana e svolgono una parte essenziale della ricerca avanzata. Hanno deciso di protestare i professori associati, il cui ruolo viene svilito e disconosciuto, e sempre più professori ordinari si stanno unendo alla protesta nazionale, accettando solo le ore di insegnamento frontale prescritte dalla legge, nella consapevolezza che questa “riforma” costituisce la fine dell’Università italiana. Moltissimi tra i colleghi precari e tra gli studenti condividono e sostengono la nostra protesta e con essi il personale tecnico-amministrativo delle Università.
Molti atenei sono già sull’orlo della chiusura. Molte Facoltà chiudono. Decine di corsi di laurea vengono tagliati. Con questa politica l’Italia diventerà presto un paese sottosviluppato.

Vogliamo una Università che aiuti il paese a crescere e a diventare forte; una università che dia benessere e futuro ai nostri giovani. Perché l’università è il cervello di un paese moderno; l’università e la scuola sono l’unico strumento per rispondere alle sfide culturali ed economiche del futuro. Non siamo ingenui: il futuro, il benessere non ce li regalerà certo la televisione! Per questo, cari studenti, cari genitori, vi chiediamo di sostenere la nostra protesta. La nostra protesta è a vostra disposizione; la nostra protesta ha un senso se diventerà la protesta degli studenti, delle famiglie, di tutta l’università.
Non lasciamo che nessuno rubi il nostro futuro!



Coordinamento Unico d’Ateneo catanese – docenti, precari, studenti contro il DDL Gelmini per una Università pubblica, libera e aperta a tutti
http://unictno1905.wordpress.com/

martedì 3 agosto 2010

COORDINAMENTO UNICO D’ATENEO CATANESE

DOCUMENTO CONTRO IL DDL N.1905 E LA MANOVRA FINANZIARIA




Il Coordinamento Unico dell’Ateneo catanese, formato da professori, ricercatori, precari e studenti, si è riunito oggi 27/07/2010 presso l’Aula E del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania.

Il Coordinamento Unico dell’Ateneo di Catania, in continuità con le istanze dei ricercatori dell’Università di Catania che hanno avviato la loro mobilitazione già da mesi ed in sinergia con il movimento di protesta nazionale contro il DDL 1905 e la manovra finanziaria correttiva, attualmente in discussione in Parlamento, ribadisce quanto sia inaccettabile il contenuto del testo sulla riforma universitaria, in particolare per l’indecoroso trattamento riservato ai ricercatori già strutturati, ai ricercatori precari e per le determinazioni relative alla governance. Il Coordinamento ribadisce ancora che tale disegno mortifica finanziariamente e professionalmente il professore universitario, unico dipendente pubblico non contrattualizzato, che risentirà degli effetti della riduzione stipendiale per tutto l’arco della sua vita lavorativa e nel trattamento pensionistico.
Il Coordinamento, inoltre, denuncia che la manovra colpisce in modo mirato, tra tutti i lavoratori dell’Università, i più giovani in ruolo ed i precari, cancellando le opportunità di accesso ai ruoli e di progressione di carriera.
Il Coordinamento, infine, condanna aspramente i tagli indiscriminati all’FFO e riafferma:
- che non si può parlare di formazione di qualità in assenza di un piano di investimento in risorse umane ed economiche;
- che non si può non opporsi con decisione allo smantellamento dell’Università pubblica statale e del sistema di tutela del Diritto allo Studio.

Inoltre valuta negativamente:
- la proposta del pensionamento a 65 anni per tutti, senza che vi sia un chiaro piano del turnover generazionale;
- la scelta iniqua e penalizzante del blocco per tre anni delle retribuzioni dei docenti universitari a quanto
percepito nel 2010, e l’ulteriore riduzione del salario accessorio;
- la previsione della riduzione al 50% del numero dei contratti a termine e co.co.co. stipulati nell’anno 2009, che nei fatti rappresenta la cancellazione del posto di lavoro per molti precari della didattica e della ricerca, che per anni hanno contribuito al funzionamento delle Facoltà e dei Dipartimenti.

Il Coordinamento elabora il seguente documento su proposte e strategie d’azione, al fine di mobilitare la comunità tutta per un’altra idea di Università.

Un’altra Università è possibile se:
  • si garantiscono realmente l’autonomia degli Atenei, il carattere pubblico dell’Università quale sede principale della ricerca e il sistema di tutela del diritto allo studio, facendo dell’elaborazione e della trasmissione dei saperi il fulcro dello sviluppo, dell’innovazione e della crescita del nostro Paese;
  • si salvaguarda il principio di rappresentatività delle varie componenti della comunità accademica a tutti i livelli, includendo anche quelle che oggi non sono rappresentate;
  • si aboliscono i tagli indiscriminati agli Atenei, puntando piuttosto a ridurre drasticamente gli sprechi e le ridondanze e garantendo il rispetto degli impegni assunti con il trattato di Lisbona;
  • si rimuove il blocco del turn-over - introdotto con la legge 133/08 – e si rilancia un piano straordinario di reclutamento sulla base delle risorse finanziarie rese disponibili dai pensionamenti previsti nell’arco dei prossimi anni, rispondendo così alle crescenti necessità di rinnovamento generazionale del sistema universitario;
  • si definisce un piano ordinario di reclutamento su base meritocratica con tempi, ritmi e risorse certe e si pianificano gli avanzamenti di carriera su base meritocratica, utilizzando indicatori riconosciuti a livello internazionale, parametrati con i debiti correttori, per valutare produzione scientifica, didattica e incarichi gestionali;
  • si incrementa il fondo per il diritto allo studio, garantendo agli studenti maggiori opportunità in modo proporzionale al reddito;
  • si rivede la gestione delle risorse destinate alla tutela del diritto allo studio legando le tasse universitarie al reddito reale, valutato con criteri oggettivi e uniformi, e si assegnano borse di studio e alloggi a chi ne ha realmente bisogno;
  • si cancella la moltitudine delle figure precarie e si riscrive con chiarezza il progetto dell’istituzione di un’unica figura pre-ruolo, esplicitamente legata a percorsi certi (tenure track) con l’allocazione delle risorse specifiche per la progressione di carriera all’atto dell’assunzione;
  • si provvede a dare maggiore valore al titolo di dottore di ricerca, strutturando i percorsi formativi anche nella prospettiva di una spendibilità del titolo sul mercato del lavoro;
  • si riorganizzano i ruoli di Ricercatore e Professore universitario in un ruolo unico della docenza articolato su diversi livelli retributivi sulla base della valutazione della produzione scientifica, didattica e degli incarichi gestionali, effettuata utilizzando indicatori riconosciuti a livello internazionale, parametrati con i debiti correttori .

Un’altra Università si costruisce attraverso obbiettivi condivisi e azioni unitarie.
Il Coordinamento Unico d’Ateneo, dunque, ribadisce come forma di protesta la dichiarazione di indisponibilità dei ricercatori a ricoprire incarichi didattici non obbligatori per legge e dei professori associati e ordinari ad assumere incarichi lasciati liberi dai ricercatori e comunque eccedenti il compito istituzionale definito dalla Facoltà di appartenenza. Il Coordinamento chiede, poi, che in tutte le Facoltà sia deliberato il numero minimo delle ore di didattica per ogni docente, come da RDA, facendo osservare che non è opportuno procedere alla programmazione didattica in assenza di tale deliberato.

L’attività del Coordinamento si articolerà in tre gruppi di lavoro: comunicazione, rapporti con le istituzioni e gestione di un forum e di una pagina web, già costituiti.
Il Coordinamento definisce le seguenti strategie operative:
- invio del presente documento al Rettore, al Direttore Amministrativo, ai Presidi e ai Direttori di Dipartimento perché ne diano ampia diffusione e ne discutano con tutte le componenti universitarie nei luoghi istituzionali di appartenenza;
- raccordo con i referenti di altri Atenei e costruzione del Coordinamento Nazionale dei Docenti Universitari attraverso cui operare per obiettivi comuni definendo strategie d’azione e forme di lotta condivise;
- richiesta alla classe politica siciliana di farsi portavoce in Parlamento del disagio dell’Ateneo recependo i contenuti del presente documento.

Il Coordinamento, in considerazione della gravità della situazione attuale e dell’urgenza di realizzare manifestazioni efficaci, lancia un piano di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica per condividere le iniziative di opposizione al DDL 1905, al fine di proteggere la qualità, l’efficienza e la dignità dell’Università pubblica.
In Coordinamento, inoltre, convoca un’assemblea d’Ateneo per il 13 Settembre 2010 a cui inviterà tutte le componenti universitarie, il Rettore e i Presidi.

Catania, 27 Luglio 2010
Coordinamento Unico d’Ateneo

Allegato:
Report della riunione del Coordinamento Unico di Ateneo del 3/08/2010




martedì 20 luglio 2010

NON C'E` POSTO PER TE

Appello a ricercatori, professori, personale TA, studenti che hanno a cuore l'Università e il suo, nostro, futuro.



In data 8 luglio 2010 la CRUI (che, lo ricordiamo, altro non dovrebbe essere che una libera associazione privata, priva di qualsiasi ruolo o funzione istituzionali) ha votato all'unanimità una mozione (http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1916) in cui, intervenendo sul DDL 1905 in imminente discussione parlamentare, delinea le sue proposte in materia di riforma dell'ordinamento e del reclutamento universitari.

Come precari della ricerca, interessati al futuro dell'università e non solo alle nostre prospettive lavorative, intendiamo rendere pubblici la nostra interpretazione e il nostro giudizio sulla mozione, non dimentichi della straordinaria protesta che i ricercatori stanno portando avanti da mesi per una riforma seria e lungimirante dell'università.

Ci preme infatti denunciare come la mozione pretenda di favorire promozioni interne a totale scapito del reclutamento. Se tali proposte venissero accolte, gli effetti sul futuro nemmeno tanto lontano dell'università sarebbero certamente nefasti: invecchiamento del corpo docente, perdita di competitività della ricerca (basata, lo ricordiamo, anche sul lavoro di molti precari), fuga di cervelli e quindi di finanziamenti, in parole povere la notte dell'università italiana.

In dettaglio, vista la dichiarata scarsità di fondi ordinari attuale e futura, ci pare che i punti salienti (aumento delle quote per promozioni interne, 2000 passaggi RU->PA all'anno e chiamate a professore aggregato) avrebbero questi effetti:

  • 1) L'azzeramento della prospettiva di reclutamento di nuove leve per i prossimi 10 anni, che avrebbe pesantissime conseguenze per i giovani ma anche per le migliaia di precari meritevoli che hanno pagato e continuano a pagare una gestione dell'università unicamente rivolta ad abbassare il costo del lavoro di chi è in posizione più debole (precari della ricerca, TA, ricercatori). Inoltre, indipendentemente dall'aspetto sociale, vogliamo notare che il taglio di una componente vitale e creativa del personale didattico e di ricerca non può che arrecare un danno anche all'università stessa.
  • 2) Allo stesso tempo, le proposte di progressione preferenziale, che nei fatti si configurano come una vera ope legis, interesserebbero soprattutto i ricercatori più anziani per i quali il costo di una promozione è nullo o limitato. Ancora una volta con grave danno per i ricercatori più giovani e in maniera del tutto indipendente dal merito. Ed è chiaro che una mortificazione del merito anche tra i ricercatori finirebbe per tradursi in un ulteriore colpo al sistema universitario.
  • 3) In questo quadro, anche le garanzie richieste per i contratti di tenure track (che nel DDL attuale andrebbe più propriamente chiamata tenure trash) appaiono del tutto demagogiche, dal momento che i pochi fondi per bandire tali posizioni saranno largamente fagocitati dalle progressioni di cui sopra.
Lascia allibiti lo smaccato tentativo di barattare il futuro dell'università per un “piatto di lenticchie” da offrire ai ricercatori, nella speranza che questo sia sufficiente a far partire il prossimo anno accademico; piatto di lenticchie, tra l’altro, probabilmente virtuale in quanto è del tutto dubbio che i posti promessi arriveranno realmente anche in caso di approvazione della richiesta. Ricordiamo, a chi la avesse dimenticata, la tragicomica vicenda del reclutamento Mussi, che ha di fatto sostituito il reclutamento ordinario ed è stato affossato dai tagli e dai ritardi governativi.

Ovviamente, se da una parte è giusto che l'università recluti e paghi i docenti di cui ha bisogno, ci rifiutiamo di assistere passivi allo spettacolo di un’Italia miope, capace solo di pensare riforme a totale carico delle generazioni future.

Per i motivi fin qui esposti

- stigmatizziamo l'iniziativa della CRUI come tendenziosa e incurante del futuro dell'università, iniziativa NON DEGNA di una categoria, quella dei rettori, che dovrebbe lavorare per l’interesse del nostro sistema accademico; piuttosto che lasciarsi sedurre dalla prospettiva degli smisurati poteri, al di fuori di ogni controllo terzo, che sarebbero loro concessi, essi farebbero bene ad interrompere la monotona litania di appelli per l’approvazione del ddl Gelmini e seguire l’esempio dei loro ben più coraggiosi predecessori che appena pochi anni fa minacciarono di dimettersi in blocco per tagli e provvedimenti che appaiono una miserevole quisquilia rispetto a ciò che il governo ha fatto e intende ancora fare;

- ci auguriamo che le componenti accademiche non si prestino a questo patetico gioco volto solo a sedare la protesta dei RTI, introducendo una corsia preferenziale e rendendosi così carnefici al tempo stesso dell'università e di due generazioni di ricercatori;

- ribadiamo la nostra SOLIDARIETA` ALLA PROTESTA dei ricercatori, riconoscendoci nei punti avanzati nel documento del 29 Aprile;

e aggiungiamo:

- che la drammatica situazione dei precari della ricerca e delle attività di ricerca nelle università richiede una soluzione individuabile solo in un RECLUTAMENTO STRAORDINARIO DI EMERGENZA, IN TERMINI DI CONCORSI, da finanziare adeguatamente;

- che questo può e deve avvenire nel contesto del ruolo unico in tre livelli proposto dalla rete 29 Aprile, in modo da non mettere in conflitto le diverse componenti del mondo della ricerca;

- che le risorse potrebbero e dovrebbero essere trovate mediante la riduzione a 65 ANNI dell’età pensionabile di tutti i docenti universitari con riutilizzo, senza alcun vincolo sul turnover, del budget reso disponibile per il reclutamento di nuovo personale;

- che è necessario adeguare le condizioni di lavoro dei precari dell'università a standard civili, come prescritto dalla Carta Europea dei Ricercatori, iniziando per esempio dal riconoscimento di un trattamento previdenziale e retributivo equiparato ai lavoratori strutturati.

Manifestiamo infine la nostra disponibilità ad un'assemblea di tutte le componenti coinvolte nella protesta, da tenersi dopo l'estate, con particolare riguardo a:

1) azioni per scongiurare la sostituzione dei ricercatori indisponibili da parte di precari ed esterni;

2) azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento verso gli studenti in vista dei disagi che dovranno sopportare. Il presente documento è rivolto a tutte quelle componenti del mondo universitario e della società consapevoli dei reali bisogni dell'università, e delle conseguenze nefaste di proposte quali quella della CRUI.



Invitiamo tutte le realtà di precari costituitesi spontaneamente nelle varie sedi locali a trovare luoghi comuni di discussione e, a questo fine, mettiamo a disposizione di tutti la mailing list “ricercatoriprecari‑dibattito+subscribe@googlegroups.com”.

Infine annunciamo un preliminare incontro nazionale, che intendiamo tenere nei prossimi giorni, al fine di promuovere un coordinamento dell'azione dei precari dell'università e programmare iniziative di protesta e mobilitazione in vista dei mesi autunnali. Al fianco dei ricercatori e degli studenti.

Primi firmatari:


Coordinamenti:

Precari Invisibili della Ricerca - Università della Calabria

Coordinamento Docenti Precari Unifi

Urbanistes sans papiers (Dipartimento di Urbanistica e pianificazione del territorio, Università di Firenze)

Coordinamento Precari dell'Università di Torino

Coordinamento Precari della Ricerca Catania


Precari per il coordinamento delle mobilitazioni:

Leonardo Bargigli, assegnista - Università Politecnica delle Marche

Andrea Capocci - Post-doc - Università "La Sapienza" di Roma

Alvise Mattozzi, ex-assegnista in attesa di rinnovo e docente a contratto, Università Iuav di Venezia

Fabrizio Nesti, assegnista - Università di Ferrara (ex L'Aquila)

Luca Tomassini, assegnista - Università di Roma "Tor Vergata"

Paolo Ariano, assegnista - Università di Torino

Paola Milla, contrattista - Università di Torino

Luana Ceccarini, ex post-doc, docente a contratto - Università di Torino
Simona Dalmazzo, borsista - Università di Torino


L'appello è visibile all'indirizzo:

http://www.petitiononline.com/univit15/petition.html






venerdì 2 luglio 2010

LETTERA APERTA DEI RICERCATORI UNICT AGLI STUDENTI E ALLE LORO FAMIGLIE

Cara studentessa/caro studente,
Gentile genitore,

come probabilmente sapete l’università italiana vive una fase di tremenda crisi.

Il governo, con le ultime leggi finanziarie, ha ridotto del 20% i finanziamenti all’università.
Del 20% !!! C’è da chiedersi: quale altra parte del sistema statale – Trasporti, Sanità, Giustizia – potrebbe reggere un taglio di questo tipo? Basta pensare che la scuola italiana è in una crisi estrema con dei tagli del 10% circa.
Questa scelta avrà delle conseguenze di cui tutti voi dovete essere coscienti.

La prima conseguenza è quella di un aumento costante e progressivo delle tasse universitarie; le tasse aumenteranno già dal prossimo anno di circa il 20%. A tale aumento ne seguiranno altri negli anni successivi, di entità eguale e forse maggiore. Tra tre-cinque anni le tasse universitarie di uno studente proveniente da una famiglia di reddito medio saranno aumentate del 100%.
Che senso ha aumentare le tasse universitarie, già da quest’anno, con le famiglie in crisi e la sofferenza economica in atto? È questa la soluzione alla crisi del nostro paese? Perché gli altri paesi avanzati (USA, Germania, Francia) stanno invece aumentando le risorse per l’istruzione, l’Università e la ricerca? Con questi tagli l’Italia è il paese europeo che investe di meno nella ricerca e nell’Università: solo lo 0,8% del Prodotto Interno Lordo, cioè della ricchezza del paese. La media europea è l’1,4%.

La seconda conseguenza è quella della riduzione dei servizi agli studenti. Diminuiranno le borse di studio, le mense, le case dello studente, verranno tagliati molti corsi di laurea, verrà istituito il numero chiuso in tutti i corsi di studio. Perché il governo afferma che vuole tutelare il diritto allo studio quando in 60 anni di vita repubblicana non è mai stata fatta una seria politica in tal senso? Non si vergogna? Senza queste forme di assistenza, infatti, solo le famiglie ricche e non troppo numerose potranno affrontare la scelta di una formazione universitaria di qualità dei figli. Questo non è giusto, non è civile, non è dignitoso.

La terza conseguenza è il licenziamento di migliaia di persone che lavorano nell’università e la riduzione della qualità dell’offerta didattica.
Troppo spesso la televisione e i giornali danno un’immagine distorta dell’università. L’università dei “baroni”, l’università del nepotismo, l’università dei figli dei figli, degli amici degli amici. Nell’università esistono certo dei casi di gestione poco trasparente, come in altre parti del nostro sistema statale. Ma nell’Università lavorano, con sacrificio e con retribuzioni penose, migliaia e migliaia di giovani.
Forse voi studenti non sapete che il 40% di quelli che giustamente chiamate “professori” sono precari, “contrattisti”, il cui posto di lavoro è messo a rischio dai tagli ai finanziamenti dell’Università pubblica previsti dal governo già a partire da quest’anno. E forse voi genitori ignorate che senza quel 40 % l’offerta didattica rischierebbe, a fronte di un aumento delle tasse, di essere affidata a soggetti estranei all’università e assolutamente non qualificati che certamente non potrebbero garantire quell’alto livello di formazione che oggi più che mai il mercato del lavoro richiede.
L’Università attende una riforma; una riforma che punisca i baroni, i privilegi, le cricche, e incentivi la qualità della didattica e della ricerca.
In realtà la riforma del ministro Gelmini punirà sopratutto i deboli, quelli che non sono tutelati, facendo pagare il conto solo alla nuova generazione, cioè agli studenti e ai giovani precari in attesa di assunzione.

Per queste ragioni noi ricercatori abbiamo deciso di protestare.

Chi siamo noi ricercatori?
Per legge siamo stati assunti e siamo valutati solo per fare ricerca, con la possibilità di svolgere attività didattica integrativa di supporto ai professori associati ed ordinari. In realtà una parte molto consistente dei docenti di ruolo che insegnano nelle Università sono ricercatori. E la maggior parte, e forse la miglior parte della ricerca in Italia, è portata avanti dai ricercatori, questa strana specie di “mezzi-professori”, più giovani e molto meno retribuiti degli altri docenti strutturati.
La Gelmini ci vuole mettere ad esaurimento, senza riconoscere da nessun punto di vista il lavoro didattico che svolgiamo da diversi anni. Abbiamo deciso – la legge ce lo consente – di rifiutare gli insegnamenti. Abbiamo deciso di attenerci a quello che la legge prevede per il nostro ruolo. Abbiamo deciso di mostrare a tutti che l’Università, con questi tagli folli e senza un’attenzione agli studenti e alle nuove generazioni, rischia il collasso. Molti colleghi associati e ordinari in tutta Italia stanno aderendo alla nostra protesta, rifiutando di assumere i nostri insegnamenti scoperti. Moltissimi tra i colleghi precari condividono e sostengono la nostra protesta. Molti atenei sono già sull’orlo della chiusura. Molte Facoltà chiudono. Decine di corsi di laurea vengono tagliati. Con questa politica l’Italia diventerà presto un paese sottosviluppato.

Vogliamo una università che aiuti il paese a crescere e a diventare forte; una università che dia benessere e futuro ai nostri giovani. Perché l’università è il cervello di un paese moderno; l’università e la scuola sono l’unico strumento per rispondere alle sfide culturali ed economiche del futuro.
Non siamo ingenui: il futuro e il benessere non ce li regalerà certo la televisione!
Per questo, cari studenti, cari genitori, vi chiediamo di sostenere la nostra protesta. La nostra protesta è a vostra disposizione; la nostra protesta ha un senso se diventerà la protesta degli studenti, delle famiglie, di tutta l’università. Non lasciamo che nessuno rubi il nostro futuro!


Coordinamento dei Ricercatori Universitari di Catania
Coordinamento dei Precari della Ricerca di Catania

domenica 18 aprile 2010

I ricercatori non crescono sugli alberi, eppure abitano questo ateneo.




I ricercatori non crescono sugli alberi, eppure abitano questo ateneo.
Con i piedi ben piantati in una realtà sempre più difficile e con la testa orientata al futuro del proprio lavoro, continuano a far funzionare questa università.
Non bisogna smettere di dirlo. Nonostante tutto.

Vi invitiamo a partecipare alla presentazione del volume "I ricercatori non crescono sugli alberi", di Sylos Labini e Zapperi, alla Camera del Lavoro di Catania, Giovedì 22 Aprile 2010, ore 17.30.

Sarà presente l'autore Francesco Sylos Labini.
Intervengono: Francesca Longo (Scienze Politiche uniCT), Chiara Rizzica (Architettura uniCT), Francesco Sinopoli (FLC-CGIL) e Luca Cangemi (PRC).

Stampa e diffondi l’invito (link al pdf stampa invito)

Grazie, a giovedì

ricercatoriprecari@gmail.com


"I ricercatori non crescono sugli alberi" è il titolo del libro scritto a quattro mani da Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi sulla ricerca e l'università in Italia. E' stato pubblicato da Laterza a gennaio 2010. A cosa serve la ricerca, perché finanziarla, cosa fanno i ricercatori, che relazione c'è tra ricerca ed insegnamento, come riformare il sistema della ricerca e dell'università, a quali modelli ispirarsi. Due cervelli non in fuga denunciano la drammatica situazione italiana e cosa fare per uscire dalle secche della crisi. Perché su una cosa non c'è dubbio: se ben gestito, il finanziamento alla ricerca non è un costo ma l'investimento più lungimirante che si possa fare per il futuro del paese e delle nuove generazioni.

http://ricercatorialberi.blogspot.com

lunedì 22 marzo 2010


In 10.000 in corteo a Catania per difendere il diritto al futuro


Video del corteo del 12 Marzo 2010: studenti e precari uniti per lo sciopero indetto dalla CGIL
http://www.youtube.com/watch?v=8N2Z2GHp


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Nasce il quarto polo universitario in Sicilia

Istituito il comitato promotore voluto dal Ministro Prestigiacomo
Emergenza capitale umano

Pubblicato il Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani
Leggi il rapporto


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E' nato il blog del coordinamento nazionale precari dell'Università Flc-CGIL

Tutto sul dibattito sul testo del DDL Gelmini e sugli emendamenti presentati in Commissione al Senato su:
http://frondaprecaria.wordpress.com/2010/03/14/ci-siamo-quasi/
http://frondaprecaria.wordpress.com/2010/03/16/i-gattopardi-dellidv-e-i-loro-emendamenti/


lunedì 11 gennaio 2010

Università: ogni mancato rinnovo oggi è un licenziamento. Solidarietà ai lavoratori licenziati alla Facoltà di Lettere

Il coordinamento dei Precari della Ricerca e il coordinamento dei Precari dell'Università FLC-CGIL di Catania esprimono piena solidarietà ai 18 lavoratori co.co.co. della Facoltà di Lettere che ad oggi non hanno avuto rinnovato il proprio contratto, scaduto il 31 dicembre 2009. L'epilogo della vicenda di questi lavoratori è ancora una volta frutto dei devastanti tagli all'università voluti dai ministri Gelmini e Tremonti i cui effetti colpiscono indistintamente non solo gli studenti, ma anche tanti docenti e ricercatori precari dell'ateneo di Catania. Ricercatori e docenti che hanno perso la propria borsa di studio o che sono costretti a prestare servizio gratuitamente in attesa che giunga loro un contratto, un assegno di ricerca o un incarico didattico ovviamente a tempo determinato.

Siamo vicini a tutti questi lavoratori, sosteniamo le loro lotte e condividiamo le stesse preoccupazioni degli studenti e del personale amministativo precario dell'università perchè tutti, lavoratori e studenti, siamo vittime della drastica riduzione di fondi all'università pubblica.

Proponiamo ancora una volta l'apertura di un tavolo di trattativa tra amministrazione centrale, facoltà e parti sociali che, condividendo responsabilità e scelte per il futuro, ricerchi una soluzione per cui nessun lavoratore venga lasciato da solo a fronteggiare i costi della crisi e le conseguenze della spregiudicata miopia del ministero dell'università.

Catania, 11 Gennaio 2010
Coordinamento Precari della Ricerca - Catania
Coordinamento Precari dell'Università FLC-CGIL Catania