venerdì 27 novembre 2009

Appesi a un filo, sostenuti da un’idea: un’altra università è possibile.

Catania, 2 Dicembre 2009, ore 10.00, AUDITORIUM
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, ex Monastero dei Benedettini.

Assemblea simultanea in tutti gli atenei d’Italia per la Ricerca e l’Istruzione pubblica.

Ricercatori precari, studenti e docenti universitari, insegnanti precari e tutti i lavoratori dell’università discutono di:
  • tagli alle risorse per scuola e università a Catania;
  • DDL Gelmini;
  • sciopero generale dei lavoratori della conoscenza indetto da FLC-CGIL e manifestazione nazionale a Roma venerdì 11 Dicembre 2009.
Il progetto di riforma dell’Università promette Merito, Qualità ed Efficienza.
Sono solo slogan.
Restano i tagli alle risorse, travestiti da «razionalizzazione».

Mentre negli altri paesi del mondo si investe su ricerca e formazione per uscire dalla crisi, in Italia si “investe” su vuote parole d’ordine, che luccicano solo sui media, per illudere ancora una volta intere generazioni di studenti e ricercatori.

«Senza alcun onere per la finanza pubblica», come si legge nella nuova proposta di legge, Merito, Qualità ed efficienza sono solo slogan.
Nei prossimi anni si bloccherà il ricambio generazionale di docenti e ricercatori universitari, crescerà il numero dei lavoratori precari per continuare a tappare i buchi della didattica e della ricerca e si ridurranno le opportunità di accesso degli studenti all’università pubblica.

-3.000 matricole solo a Catania per l’anno accademico 2010-2011 secondo le stime del rettorato, aumento delle tasse universitarie, chiusura dei corsi di laurea, numero programmato per i corsi superstiti: questa è l’università nel paese di Berlusconi.

Da Torino a Catania, a Cosenza e a Bologna, a Pisa come a Napoli, tutti insieme a Roma riprendiamoci la parola.

Coordinamento Precari della Ricerca – Catania
Coordinamento Precari dell’Università FLC-CGIL – Catania

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lunedì 23 novembre 2009

Nuovo welfare e rilancio della ricerca e dell'università per uscire dalla crisi



Venerdì 20 novembre 2009 a La Sapienza studenti e precari dell'univeristà e della scuola si sono riuniti in assemblea nazionale.
L'Onda è, dunque, ripartita con nuovi temi - più ricerca e formazione per uscire dalla crisi, nuovo welfare, difesa dell'univeristà come spazio di democrazia - e vecchi problemi: i tagli del Governo già in atto, il silenzio dell'opposizione.

Roma La Sapienza 20 Novembre 2009 - Appello dell'Assemblea Nazionale dei precari e degli studenti universitari

Oggi 20 Novembre una grande assemblea di precari e di studenti, provenienti da tutta Italia, si è riunita alla Sapienza per rilanciare – a partire dalle molteplici iniziative di lotta organizzate in questi mesi nei vari atenei e scuole – un percorso ampio di mobilitazione che rimetta al centro la lotta contro il progetto di dismissione dell’università e che rivendichi un nuovo sistema di garanzie sociali all’altezza delle sfide poste dall’attuale mondo del lavoro. Ad un anno di distanza dall’esplosione dell’Onda, siamo ancora fermi nel nostro rifiuto della crisi economica: noi la crisi non la paghiamo, vogliamo fin da subito riappropriarci del nostro futuro e dellaricchezza sociale che ci viene quotidianamente sottratta.

Per queste ragioni chiediamo, in primo luogo, il ritiro immediato del DDL Gelmini – presentato mediaticamente come disegno “innovativo” di riforma dell’Università – che rappresenta palesemente un progetto di riproposizione e cristallizzazione di tutti gli elementi negativi del sistema universitario, denunciati più volte dal movimento dell’Onda:

- non risolve in nessun modo il problema della precarietà né del ricambio generazionale – come propagandato dal Governo – aumentando, invece, il fossato tra tutelati e non tutelati, tra chi è dentro e chi è fuori dal sistema di garanzie sociali;

- non interviene sulla governance degli atenei per innovarla, ma per chiudere i già irrisori spazi di democrazia e partecipazione delle differenti componenti accademiche e consolidare e rafforzare il potere delle corporazioni responsabili del fallimento dell’università pubblica negli ultimi 30 anni;

- indebolisce ulteriormente il diritto allo studio, chiedendo agli studenti di indebitarsi “all’americana” attraverso lo strumento del prestito d’onore, mentre la crisi globale – che mostra il fallimento di un sistema fondato sull’indebitamento – richiederebbe una netta inversione di tendenza e di maggiori investimenti per garantire a tutti l’accesso ai livelli più alti dell’istruzione superiore;

- completa il processo di de-strutturazione e riduzione dell’Università pubblica prefigurando, quindi, un’università complessivamente più piccola, che non risponde alla domanda di maggiore conoscenza e competenze che il nostro paese dovrebbe considerare centrale per le proprie politiche di sviluppo; con l’entrata dei privati negli organi di governo si regalano gli atenei ai poteri locali, senza che questi diano nessun contributo alla crescita dell’università;

- restituisce alle lobby accademiche il controllo sui concorsi, senza incidere sulle pratiche clientelari e mettendo in competizione i precari e gli attuali ricercatori; servirebbe, invece, un piano straordinario di reclutamento, con un numero consistente di concorsi che diano opportunità reali a chi garantisce il funzionamento quotidiano della didattica e della ricerca nei nostri atenei;

- nasconde il progetto di smantellamento selettivo dell’università dietro il paravento della valutazione dei meriti individuali; tuttavia, non si può far finta di non sapere che precarietà e ricattabilità rendono impossibile una valutazione trasparente delle capacità delle persone; la valorizzazione del merito non può prescindere da un serio investimento (anche e soprattutto economico) sulla qualità della didattica e della ricerca e sulla garanzia di autonomia sociale di chi studia, di chi insegna e di chi fa ricerca nelle università. In assenza di tali garanzie, nel contesto Italiano, l’insistenza da parte governativa sul merito si risolve in uno strumento di ulteriore ricatto per i precari. La retorica dell’efficienza e della meritocrazia altro non è che uno strumento per dequalificare ulteriormente il sapere, per stratificare e declassare la forza lavoro.
LEGGI TUTTO IL DOCUMENTO


giovedì 19 novembre 2009

Da grande voglio fare il lavoratore

(Note in attesa dell’assemblea nazionale dei Precari della Ricerca – Roma 20 Novembre 2009)

Opporsi al precariato nella didattica e nella ricerca, oggi nel paese di Berlusconi, vuol dire costruire una lotta diffusa e capillare su tutto il territorio, ateneo per ateneo, facoltà per facoltà, dipartimento per dipartimento. È una “guerra di corridoio” quella che ci attende, una battaglia in lunghezza che centimetro per centimetro accorci la distanza che ci separa dal nostro futuro.

In questi mesi abbiamo accumulato un’esperienza preziosa: partire dall’azione locale nei singoli atenei significa darsi l’opportunità di una mobilitazione solida e duratura che dà forza alle rivendicazioni nazionali e, di ritorno, da queste riceve conferme e legittimità diventando progetto politico.
A Torino il comunicato congiunto firmato dall’Amministrazione del Politecnico, dal Cooordinamento Precari della Ricerca del Politecnico e dalla FLC CGIL Piemonte il 16/10/2009 segna una tappa fondamentale nella storia italiana della lotta al precariato universitario: studenti e precari impongono all’Ateneo di dichiarare lo stato di crisi e di riconoscere, formalizzando un tavolo di trattativa aperto a tutte le componenti universitarie, la centralità della questione occupazionale come questione di democrazia.
A Catania la denuncia “ad alta visibilità” dei precari che fanno parte delle commissioni di laurea e l’annuncio del blocco degli esami rilancia con coraggio e determinazione l’idea, fondativa, che la didattica dentro l’università non è una seconda scelta e che in quanto professione merita lavoratori.

Esiste un vocabolario che nelle università non è mai entrato. Parole come licenziamento, cassa integrazione, ammortizzatori sociali non fanno parte del linguaggio accademico. I lavoratori precari della ricerca e della docenza, imbozzolati in un territorio di privilegio al quale non hanno accesso, non conoscono i propri diritti. Sfruttati, non rappresentati, malpagati, ritengono tutto legale e tutto possibile in nome della passione per la ricerca. Tutto questo fa il gioco di chi ha necessità di mano d’opera a basso costo, docile e mansueta. Tutto questo è utile solo a chi governa le università senza alcun progetto di valorizzazione delle risorse umane e professionali - studenti, ricercatori, docenti – e si fregia di “virtù d’economia” sulla pelle di chi, nelle università, studia e lavora.
Gli atenei, certi della mite accettazione delle condizioni di lavoro pre-moderne offerte ai docenti/ricercatori esterni, sopravvivono e perseverano nel malcostume e nelle prevaricazioni istituzionali. In tempi di precarizzazione della ricerca e di esternalizzazione della docenza, la lotta precaria deve partire dalla ricostruzione di una coscienza collettiva per impedire il sopruso, per dire no ai contratti a titolo gratuito e alla continua dismissione di lavoratori.
Lavoro retribuito equamente, diritti tutelati: comune resistenza, non più capitolazione individuale.

Siamo noi, precarie e studenti, studentesse e precari, a dover riconquistare la democrazia all’interno degli atenei. Siamo noi prima di tutto lavoratori, e poi precari, a dover rivendicare i nostri diritti; in questo protagonisti, uno ad uno, e uniti nella lotta. Noi siamo ora i protagonisti. Ogni ulteriore temporeggiamento lo considereremo connivenza.

“Ripartire dai territori” significa, dunque, rilanciare un movimento (non un momento) di protesta nazionale che vada a colpire tutti coloro che stanno attuando tagli indiscriminati al sistema pubblico di università e ricerca oggi in Italia, e tutti coloro che li stanno avallando. Significa andare a scovare tutte le amministrazioni negli atenei italiani, metterle di fronte alle proprie responsabilità di tecnici liquidatori (nell’operato di questo Governo) della distruzione del sistema universitario pubblico. Significa denunciare il loro patto con il diavolo, il “compromesso sul nostro futuro” e rifiutare il licenziamento – perché di questo si tratta – dei lavoratori precari impegnati nella ricerca e nella docenza. Significa opporsi alla chiusura delle sedi universitarie con il pretesto dell’efficienza della gestione richiedendo l’apertura dei tavoli di crisi con studenti, precari, sindacati ed enti locali. Significa rivendicare una strutturazione dei rapporti di lavoro perché dove c’è lavoro devono esserci posti di lavoro. Significa contrastare le manovre a senso unico delle amministrazioni uniti con tutte le nostre forze per rilanciare l’università e la ricerca pubbliche che ci appartengono.

A un anno dalla nascita dell’Onda abbiamo sperimentato che un’altra università è possibile. È l’università in cui anche i più fragili - come i precari - hanno, per cominciare, diritto di parola. Non è l’attesa che prima o poi qualche DdL segni la via. Non è l’indignazione di fronte all’ultima trovata ministeriale a dettare l’agenda, ma un preciso disegno del nostro futuro: “da grande vorrei fare il lavoratore”.
Resistenza, qui ed ora, vuol dire questo.


Valentina Barrera, Ilaria Agostini, Chiara Rizzica – Ricercatrici e docenti precarie
Torino, Firenze, Catania 19 Novembre 2009

martedì 17 novembre 2009

APPELLO VERSO L’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 20 NOVEMBRE ALLA SAPIENZA

I precari della ricerca e della didattica delle università italiane hanno indetto un'assemblea nazionale a La Sapienza per venerdì 20 novembre.

L'evolversi degli eventi negli ultimi giorni - il nuovo disegno di legge "Gelmini", la vicenda dei fondi "Mussi" spariti ovvero dei 4200 posti di ricercatore sottratti, le dichiarazioni a mezzo "lettera agli italiani" dei ministri Tremonti e Gelmini - ci chiama in causa tutti in prima persona. Ogni esitazione, oggi, è un lusso.

A tutti gli studenti universitari, a tutti i colleghi della scuola e dell'università è indirizzato questo appello. Aderite.

Grazie,
Coordinamento Precari della Ricerca - Catania


APPELLO VERSO L’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 20 NOVEMBRE ALLA SAPIENZA
AGLI STUDENTI MEDI E UNIVERSITARI, AI LAVORATORI DELLA FORMAZIONE, AI COORDINAMENTI DELLA SCUOLA, AI PRECARI DELLA RICERCA E A TUTTE LE LOTTE DI QUESTO PAESE

Nell’agosto del 2008 è stata approvata la Legge 133 che taglia 8,5 mld in tre anni alla scuola e 1,5 mld in cinque anni all’università. Con la stessa legge si avvia il processo di privatizzazione dell’istruzione pubblica e si sferra un durissimo colpo nei confronti dei precari della scuola e della ricerca.

Oggi vediamo i primi devastanti effetti prodotti da questi tagli indiscriminati e dall’approvazione della legge 169 (maestro unico, ripristino del voto in decimi e del 5 in condotta): quest’anno sono rimasti senza lavoro circa 50.000 lavoratori della scuola, con un peggioramento generalizzato della qualità del lavoro e dell’istruzione. I licenziamenti hanno infatti prodotto un sovraccarico di lavoro per i docenti rimasti e classi tuttora scoperte; con l’aumento del numero di studenti, inoltre, si genera uno spaventoso sovraffollamento delle classi. Tutto questo determina un netto peggioramento della qualità della didattica e delle infrastrutture scolastiche, già oggi per lo più non a norma, che produrrà scuole sempre meno sicure ed attrezzate.
Il processo di smantellamento dell’istruzione pubblica non passa solo attraverso i tagli. (LEGGI TUTTO)

LEGGI IL VOLANTINO

Informazioni utili e link
I coordinamenti Scuola e Università, tutte le associazioni e rappresentanze possono aderire al seguente link:
http://ateneinrivolta.org/content/appello-verso-l%E2%80%99assemblea-nazionale-del-20-novembre-alla-sapienza
e scrivendo a
ateneinrivolta@gmail.com

giovedì 12 novembre 2009

L'importanza di chiamarsi Maestro (e non barone)

Appello dei Precari della Ricerca a tutti i docenti della Facoltà di Architettura e dell'Ateneo di Catania

Lo scenario attuale di crisi finanziaria e occupazionale dell’università pubblica restituisce un’immagine di devastazione già nota, oggi, amplificata dai provvedimenti del Governo: tagli senza riforme. Mentre negli altri paesi si investe su ricerca e formazione per uscire dalla crisi, in Italia si “investono”, travolgendoli, i lavoratori della conoscenza, già vessati dalla progressiva riduzione delle opportunità offerte dal mercato del lavoro e dalla strutturale fragilità del sistema della produzione e trasmissione dei saperi.

A partire da oggi, e nei prossimi anni in misura crescente, la diminuzione dei fondi destinati all’università e alla ricerca pubbliche, i “tagli”, in combinazione con il “taglione” del blocco del turn-over renderanno sempre più arduo l’accesso alla docenza universitaria, alla ricerca come professione, qualunque sia la procedura. All’ombra di Merito, Qualità ed Efficienza i lavoratori dell’università e della ricerca saranno colpiti duramente e, tra loro, i precari stanno già pagando il prezzo più alto: il progressivo allontanamento del momento dell’entrata in ruolo e la moltiplicazione delle opportunità di lavoro precario.

Ad un anno di distanza dall’inizio delle mobilitazioni di studenti e precari contro il “ridimensionamento al ribasso” dell’università e della ricerca pubbliche messo in atto dal MIUR, i percorsi di lotta e rivendicazione nati sull’onda della contestazione si sono incrociati su obiettivi condivisi e, a Catania come negli altri atenei, sappiamo che l’alternativa al precariato si costruisce anche a partire dalle scelte delle singole facoltà. Oggi, dopo un anno di duro lavoro, tutti i lavoratori precari dell’università e della ricerca possono contare su una rete di solidarietà che faticosamente si trasforma in rappresentanza di categoria chiedendo con insistenza che chi ha responsabilità di governo nelle università smetta di sottrarsi al confronto sulla questione del precariato.

Hanno responsabilità di governo negli atenei e nelle facoltà quei Maestri che abbiamo scelto e che ci hanno scelto. Quei Maestri ai quali ci lega un compromesso di “illimitata pazienza”. Quei Maestri a cui abbiamo consegnato la delega sul nostro futuro in ricerca, senza ricevuta di ritorno.

A questi Maestri chiediamo oggi, nel momento dell’acuirsi della crisi, di dichiarare il proprio impegno a tutela dell’anello più debole e più vitale della catena della produzione della conoscenza dentro le università - il ricercatore precario – riconoscendone il ruolo essenziale per il funzionamento di facoltà e dipartimenti.

A questi Maestri chiediamo oggi, nel frastuono delle campagne mediatiche costruite sui clichè di “baroni” e “raccomandati”, di ribadire la loro ferma opposizione ad un progetto politico costruito sull’ignoranza e sull’acquiescenza e di unire la loro voce e i loro saperi alla causa della difesa dell’autonomia culturale dell’università e della ricerca pubbliche.

A questi Maestri chiediamo oggi di sottoscrivere insieme agli studenti e a tutti i lavoratori, precari e non, della Facoltà di Architettura una mozione unitaria in difesa del diritto allo studio e del diritto al lavoro che preluda all’attivazione di un tavolo di crisi aperto a tutte le componenti della comunità universitaria.

A questi Maestri vogliamo ricordare che la battaglia per un’università migliore appartiene a noi quanto a loro e che questa battaglia va condotta nella direzione della dignità del lavoro e delle pari opportunità per tutti i lavoratori.

Siracusa, 11 Novembre 2009

Coordinamento Precari della Ricerca - Catania
Coordinamento Precari dell’Università FLC-CGIL – Catania

Tolleranza zero per i disobbedienti architetti

Replica del Rettore al documento unitario della Facoltà di Architettura di Siracusa.

Questa mattina il Rettore di Catania replica sulla Mailing List di Ateneo al documento in cui ieri la Facoltà di Architettura di Siracusa chiedeva l'avvio di "procedure d'urgenza" per fronteggiare la crisi e si opponeva ad un ulteriore "taglio" di risorse umane e finanziarie.

Ribadisce, il Rettore, l'inellutabilità del destino delle sedi decentrate: l'ateneo non è più in grado di anticipare le spese a copertura di quanto dovuto dagli Enti Locali che partecipano al consorzio universitario. Niente di nuovo.

Nuovissima, invece, la dura presa di posizione contro coloro che hanno osato dichiarare l'evidenza, ovvero lo stato di crisi nella Facoltà di Architettura, appellandosi ai vertici istituzionali dell'Ateneo e degli Enti Locali affinchè si avviasse una reale trattativa alla presenza di tutte le componenti - studenti, docenti strutturati, precari della ricerca e della didattica, personale tecnico-amministrativo - universitarie.
"Sia sin d'ora noto - tuona il Re-ttore - che, salvaguardato il diritto di critica che si esplicita anche attraverso suggerimenti e proposte, non verranno tuttavia tollerati atteggiamenti lesivi delle prerogative degli Organi di vertice dell'Ateneo, soprattutto quando tali atteggiamenti, fonte di responsabilità disciplinare, portino alla strumentalizzazione degli studenti e siano volti alla tutela di interessi particolari non più compatibili con l'interesse generale e la salvaguardia del bilancio di Ateneo"

Studenti strumentalizzati (come sempre ogni volta che alzano la testa da un libro) e interessi particolari - dei docenti? degli studenti? o, nel particolare, di tutti insieme? - incompatibili (e certo!) con la salvaguardia del bilancio. Non una parola sulla tutela dell'offerta formativa - ovvero del diritto allo studio - che è il primo punto del documento dei disobbedienti architetti. Avanti il bilancio d'Ateneo, dunque, e dietro studenti e lavoratori. E, salvaguardando il diritto di critica (sia sin d'ora noto!), tolleranza zero su chi solleva dubbi e incertezze.

Leggi il documento unitario studenti docenti precari Architettura 11.11.2009
Leggi la nota del Rettore di Catania


mercoledì 11 novembre 2009

Tagli? Lingue e Architettura non ci stanno

Oggi sole, nuvole a tratti, all'Università di Catania.

1. I docenti a contratto della facoltà di Lingue riuniti in assemblea straordinaria hanno deciso di sospendere gli esami dell'appello di Novembre fino a quando non saranno loro conferiti gli incarichi d'insegnamento per l'anno accademico già iniziato.

2. Un presidio di studenti, docenti, precari della ricerca e amministrativi della Facoltà di Architettura di Siracusa (UniCT) ha impedito lo svolgimento del consiglio di facoltà fissato per questo pomeriggio con all'ordine del giorno la soppressione di uno dei due corsi di laurea attivi. Tutti i partecipanti al presidio si sono poi riuniti in assemblea e hanno sottoscritto un documento unitario indirizzato a Rettore, Senato Accademico e vertici degli Enti Locali che partecipano al consorzio universitario, che:
- riaffermando il ruolo del consiglio di facoltà come unico organo con delega su istituzione e attivazione di corsi di laurea oppone un netto rifiuto alle "manovre assolutiste" dell'amministrazione centrale dell'ateneo che "dispone" delibere e "ordina" mandati speciali a presidi e presidenti di commissioni per la didattica con il pretesto di "applicare le indicazioni della riforma universitaria";
- dichiarando che tutti i corsi di laurea attivi nella Facoltà di Architettura soddisfano i requisiti minimi imposti dal D.M. 270/2004 come da manifesto degli studi approvato dallo stesso consiglio 3 mesi fa, smentisce la necessità di ulteriori tagli e, anzi, rilancia la questione della tutela dell'offerta formativa e del patrimonio di risorse umane e professionali accumulato fino ad oggi;
- avendo individuato come destinatari i vertici dell'Ateneo, del consorzio universitario e degli enti locali, allarga la dimensione del confronto a tutte le istituzioni che hanno responsabilità di governo sulla facoltà e le chiama direttamente in causa affinchè si attivino per formalizzare la costituzione di un "tavolo di crisi".

Nella condizione di isolamento e fragilità in cui sopravvive oggi la Facoltà di Architettura di Siracusa, l'accordo raggiunto e la stesura di questo documento unitario rappresenta una piccola, ma decisiva, conquista: la costituzione di un fronte trasversale anti-crisi.
Non sappiamo misurarne la capacità d'incidere sugli eventi, ma siamo in grado di leggerne il significato politico: precari, studenti e docenti chiedono, tutti insieme, la tutela del diritto allo studio e del diritto al lavoro.
La determinazione dei precari di Lingue rilancia coraggiosamente il livello delle mobilitazioni annunciando l'opzione, anche se parziale, del blocco della didattica. Anche in questo caso è difficile pronunciarsi sui risultati attesi - ci basta il rinnovo dell'ennesimo contratto? - ma è utile segnalare che lentamente cresce la consapevolezza dello status di lavoratore.
Non è poco per un piccolo e sgangherato gruppo di ricercatori precari, almeno mi pare.
Sarà l'autunno improvvisamente diventato inverno?


in allegato:
- doc unitario studenti, docenti, precari Architettura 10.11.2009
- doc/appello SOLO Precari 12.11.2009

altre info
http://www.flcgil.it/notizie/news/2009/novembre/precari_universita_a_catania_e_torino_una_delibera_delle_amministrazioni_vuole_cancellare_il_loro_futuro

lunedì 9 novembre 2009

ALTA VISIBILITA' PER I PRECARI DELLA DIDATTICA E DELLA RICERCA DI CATANIA




Questo pomeriggio diamo inizio all'operazione ALTA VISIBILITà PER I PRECARI DELLA DIDATTICA E DELLA RICERCA DI CATANIA.
Alle ore 15.15 appuntamento in Aula Magna dell'ex Monastero dei Benedettini per "svelare" il segreto del nostro lavoro in questo ateneo: siamo necessari.
La commissione di laurea di questo pomeriggio sarà, infatti, formata da colleghi docenti precari e il coordinamento farà in modo che la cosa non passi, come al solito, inosservata.
Maggiori dettagli su

venerdì 6 novembre 2009

News ed eventi


Nuovo Coordinamento d'Ateneo

Il Coordinamento dei Precari della Ricerca di Catania fa parte del nuovo Coordinamento d'Ateneo, nato per iniziativa di docenti, studenti e personale tecnico amministrativo della Facoltà di Lingue che, dopo l'approvazione del Consiglio dei Ministri del disegno di legge sulla riforma universitaria, si occuperà di organizzare e promuovere attività di studio e mobilitazione.
E' possibile firmare il documento elaborato dal Coordinamento d'Ateneo nell'assemblea del 30 Ottobre 2009 on line su
http://www.step1.it/index.php?id=5794#firma


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Festival dell'editoria indipendente DeScritto


Venerdì 6 Novembre 2009, chiostro di levante, ex Monastero dei Benedettini, nell'ambito del Festival dell'editoria indipendente DeScritto, il Coordinamento dei Precari della Ricerca presenta il progetto editoriale "Libera la Ricerca" per il libero accesso dei ricercatori precari alla pubblicazione a costo zero.
Caffè Letterario ore 12.00 per la presentazione del libro di Cristiana Caserta “Corpo Politico” e tavola rotonda ore 15.00 in aula A1 su “I circuiti indipendenti: dalla penna allo scaffale”.
http://www.odoya.it/index.php?main_page=page&id=94&chapter=
http://descritto.it/programma/

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100 piazze per la conoscenza

Sabato 7 Novembre 2009, Piazza Teatro Massimo, ore 10.00, i Precari dell'Università e della Ricerca partecipano all'iniziativa di CGIL-FLC "100 piazze per la conoscenza" con una lezione pubblica su "Antifascismo e Costituzione: Luglio '60 a Catania"
Scarica il volantino
Tutte le iniziative nazionali

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Lauree ad Alta Visibilità presso la Facoltà di Lingue

Da lunedì 9 Novembre a venerdì 13 Novembre, iniziativa Lauree ad Alta Visibilità presso la Facoltà di Lingue. I Precari dell'Università e della Ricerca manifestano pubblicamente per "svelare" alla comunità universitaria e alle famiglie degli studenti il "mistero del precario universitario". Per tutta la durata della sessione di laurea di novembre della Facoltà di Lingue i precari della ricerca, e in particolare i docenti a contratto, manifesteranno la loro protesta nei confronti di una situazione di insostenibile INVISIBILITÀ agli occhi dell'istituzione universitaria e dell'opinione pubblica.
Durante la sessione pomeridiana di giorno 9 novembre, a cominciare dalle ore 15.30, presso l'Aula Magna del Monastero dei Benedettini tutti i docenti a contratti facenti parte della Commissione di laurea indosseranno un gilet "alta visibilità" sopra la toga per rendere la loro presenza un po' più "evidente". Verrà inoltre letto un comunicato in cui verrano spiegati i motivi della protesta. Un presidio del Coordinamento dei precari della ricerca di Catania e del Coordinamento precari dell'Universita FLC-CGIL di Catania faranno opera di volantinaggio per sensibilizzare tutti i presenti.

Ecco qui di seguito il testo del volantino:

ALTA VISIBILITÀ PER I PRECARI DELLA RICERCA DELLA FACOLTÀ DI LINGUE

Il fenomeno del precariato è un problema sociale e generazionale che coinvolge tutti gli aspetti del panorama occupazionale italiano. L'università non fa eccezione a questa disastrosa condizione che coinvolge una larghissima fetta del mondo del lavoro e, di conseguenza, dell'intero “Sistema Paese”. La condizione di precarietà, spesso camuffata sotto la più subdola definizione di “mobilità”, è una condizione che, lungi dal risolvere il problema della disoccupazione nel nostro Paese, risulta essere spesso un rimedio ben peggiore del male, creando una moltitudine di cittadini impossibilitati non solo a costruirsi un futuro, ma oramai assuefatti all'idea di non poterne neanche pensare uno.

La manifestazione di protesta che viene portata avanti in questa sede dai precari della ricerca di questa Facoltà ha l'intento di mettere alla luce e di rendere visibili, anzi, “altamente visibili” agli occhi di tutti una realtà ignota ai più. La realtà è quella di tutti i precari del mondo universitario e, in particolare, dell'ateneo catanese e di questa facoltà.
Una realtà fatta di ricercatori, giovani e meno giovani, che dopo avere percorso tutto il cursus accademico di rito (laurea, dottorato, assegno, borsa post-doc, ecc), si ritrovano a essere mantenuti in un limbo che costituisce una lista d'attesa a tempo indeterminato, nella speranza che la politica relativa alla ricerca in questo Paese cambi rotta. Una rotta che dai tempi del ministro Zecchino a quelli ancora più infausti dell'attuale responsabile Maria Stella Gelmini è caratterizzata da una politica di tagli indiscriminati, in un Paese che investe nella ricerca soltanto l'1% circa, contro il quasi 3% della media europea e il 4% di paesi come USA e Giappone
Una realtà fatta da intelligenze che dopo anni di studio si vedono gratificate da contratti che vanno dal titolo gratuito a un massimo di 4.000€ lordi l'anno, a fronte di un impegno di lavoro che va ben oltre le ore di docenza frontale previste dal contratto (non vengono infatti retribuiti: orari di ricevimento, sedute d'esame, sedute di laurea, e tutti gli altri impegni correlati alla didattica).
Una realtà fatta da 38.985 docenti a contratto (dati ufficiali MIUR ultimo aggiornamento 2008), che a fronte dell'intero corpus dei docenti strutturati dell'università italiana (62.768) rappresentano quasi il 40% del totale delle docenze. E in particolare, nell'ateneo catanese questa realtà è costituita da 659 contrattisti contro 1.661 strutturati (il 28% del totale degli incarichi di docenza), mentre in questa facoltà si raggiunge il paradosso della presenza di più contrattisti che strutturati (76 contro 58, ovvero il 57% del totale). Senza ovviamente contare tutti gli assegnisti di ricerca, i dottorandi, ecc. E la maggior parte di noi è ancora in attesa di conoscere il proprio futuro prossimo, stante il clamoroso ritardo nella pubblicazione dei nuovi bandi relativi all'anno accademico in corso. Ritardo dovuto ad una nuova riformulazione dei contratti causata da una decurtazione della retribuzione in ragione di circa il 35%, che ha già causato uno slittamento nel calendario didattico e che potrebbe causare la paralisi dell'intero anno accademico, con corsi che non potranno partire e con tutti i contrattisti che dal 31 di ottobre hanno teoricamente già concluso il proprio rapporto di lavoro con la Facoltà.

E l'aspetto più sconcertante di tutta la vicenda è che la vergognosa realtà in cui versano i precari della ricerca di questa facoltà, di questo ateneo, di questo sistema universitario, è assolutamente ignota alla pubblica opinione.
Proprio per questo si è deciso di manifestare pubblicamente, in maniera “altamente visibile”, il nostro essere parte integrante di questo sistema, e di esserne anche risorsa irrinunciabile se non necessaria alla sopravvivenza stessa.

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Siete tutti pregati di solidarizzare partecipando alla manifestazione e indossando anche voi un gilet alta visibilità (uno di quelli che dovreste avere tutti in macchina, per intenderci).


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"Riprendere la parola, rilanciare il movimento"

Indetta la PRIMA ASSEMBLEA NAZIONALE DEI RICERCATORI PRECARI a Roma, La Sapienza, per il 20 Novembre alle ore 14.00.
Il Coordinamento Precari della Ricerca di Catania ha sostenuto questa iniziativa fin dall'inizio in tutte le sedi di coordinamento nazionale ed è già a lavoro per organizzare la trasferta di tutti i colleghi che vorranno partecipare da Catania.

Leggi l'appello dei colleghi di Laboratori Precari - Roma